Educare all’ottimismo

di Manuela Zorzi, psicologa e formatrice Kaloi

Paola è una donna di 74 anni, è appena stata rapinata a Barcellona. Viaggia in auto da sola, ha già percorso 1200 Km. Ne mancano ancora 600 per arrivare a Torrevieja, dove passerà l’inverno. Costa meno l’affitto al caldo del riscaldamento al freddo. Le hanno bucato un pneumatico con cinque coltellate, rubato la borsa con soldi, documenti e iPad. Scossa e disorientata, riflette sul da farsi.

Paola sceglie. Sbriga le pratiche di polizia, monta il ruotino di scorta e riprende il viaggio. Il pneumatico di dimensioni ridotte non permette di superare una certa velocità. Paola macina i suoi ultimi 500 chilometri in lentezza. Descrive così la sua esperienza: “Sto benissimo! Ho avuto un’avventura nell’avventura del viaggio. In fondo è andata bene, non mi hanno fatto del male e avevo già fatto il pieno. Sbrigate le pratiche con la Guardia Civil,  sono ripartita. La Banca spedirà una nuova carta di credito. Costretta ad andare piano, ho potuto risparmiare benzina e  godermi i paesaggi lungo la strada. Ora sono di fronte al mare a Torrevieja con la mia amica. Che meraviglia!

Da un paio d’anni mi occupo di Psicologia Positiva, un approccio della psicologia che studia la felicità e il benessere. Messa a punto dallo psicologo americano Martin Seligman, la Psicologia Positiva propone di spostare l’attenzione sugli aspetti che rendono possibile la costruzione della felicità, piuttosto che concentrarsi unicamente sul porre rimedio al disagio.

Dopo ricerche trentennali, Seligman ha individuato e definito le caratteristiche del pessimista e dell’ottimista. Ognuno di noi interpreta la realtà e dà una sua lettura agli eventi che accadono. Seligman parla di “stile esplicativo”: il modo personale di spiegarsi le cose avvenute e di regolarsi di conseguenza.

Paola è una persona ottimista. E’ riuscita ad interpretare un’esperienza negativa come un incidente temporaneo, tutto sommato finito bene. Non si è lasciata travolgere, ha ripreso il suo viaggio e assaporato le opportunità accidentali (ho risparmiato benzina, ho potuto godere i paesaggi), non si è flagellata con sensi di colpa, ha riletto l’evento con leggerezza (ho avuto un’avventura nell’avventura del viaggio). Ha portato a termine il sogno di un lungo viaggio-avventura in autonomia, per raggiungere una persona cara e svernare al caldo. Paola si sente una persona felice, di fronte al mare con la sua amica, grazie a se stessa e al suo modo positivo di reagire alle esperienze negative.

Il nostro modo di interpretare gli eventi è in grado di influenzare i nostri sentimenti, le nostre scelte, la percezione del nostro grado di soddisfazione per la  vita e la percezione della nostra felicità.

Per questo gli psicologi della Psicologia Positiva si propongono di aiutare le persone ad utilizzare maggiormente il pensiero positivo in tutti gli ambiti dell’esistenza. Si può imparare a guardare le cose diversamente, per incrementare il proprio benessere psicologico e relazionale.

“La felicità non esiste in assenza di problemi, esiste nonostante i problemi”. S. Littelword

L’invito è quello di ribaltare la prospettiva e osservare la ricerca della felicità volgendo lo sguardo verso la realizzazione di se stessi e verso le proprie relazioni significative, anziché verso ciò che possiamo avere e ottenere dal mondo esterno. C’è una felicità piccola (edonica) che viene dal possedere cose materiali e dal godere di momenti di piacere. C’è una felicità grande (eudemonica), più profonda e radicata, che viene dal vivere una vita piena, compiuta, attiva, realizzata secondo le proprie attitudini, con relazioni umane profonde e significative.

Chi fonda la sua personale Teoria della Felicità sulla felicità piccola (edonica), la troverà fragile nei momenti di crisi e di difficoltà. Come chi, per dare tregua ad una vita che vede infelice e insoddisfacente, si concede una vacanza. Dieci giorni di piacere. Al rientro, è tutto come prima.

Chi fonda la sua personale Teoria della Felicità sulla felicità grande (eudemonica), la troverà forte e resistente alle fatiche e alle difficoltà della vita. Come la signora Paola.

La Psicologia Positiva ri-attiva le abilità e le risorse della persona per realizzare la propria vita in modo compiuto e soddisfacente, eudemonico. Ha applicazioni in ambito clinico, educativo, occupazionale e sociale. Il singolo individuo può essere aiutato a comprendere il proprio sguardo sul mondo, per modificare le modalità che non favoriscono il benessere. La coppia può imparare ad evitare gli autogol che fanno andare male le cose nel tempo; può capire quali siano le fondamenta di una relazione piena, soddisfacente e rispettosa. I genitori possono scoprire un nuovo modo per guardare le inevitabili fatiche e i sacrifici, riuscendo a godere – soprattutto – della gioia e della soddisfazione dell’avere figli. I ragazzi e i giovani possono trovare un modo per dare slancio alla loro vita e credere al futuro, reagendo ai messaggi negativi di sfiducia nei quali sono immersi, loro malgrado.

Possiamo tutti ritrovare il coraggio di vivere con amore, entusiasmo e ottimismo la nostra vita, scommettendo principalmente su noi stessi e su chi amiamo.

Ecco le 14 indicazioni fondamentali della felicità della Psicologia Positiva:

  1. Essere più attivi e tenersi occupati
  2. Passare più tempo socializzando
  3. Essere produttivi svolgendo attività che abbiano significato.
  4. Organizzarsi meglio e pianificare le cose
  5. Smettere di preoccuparsi
  6. Ridimensionare le proprie aspettative e aspirazioni
  7. Sviluppare un pensiero ottimistico e positivo
  8. Essere orientati sul presente
  9. Curare sè stessi (corpo e psiche)
  10. Sviluppare una personalità socievole e aperta agli altri
  11. Essere sè stessi
  12. Eliminare sentimenti negativi e problemi
  13. Ricordarsi che le relazioni affettive sono la fonte principale di felicità
  14. Dare valore alla felicità. Se no come sarà possibile ottenerla
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