La via semplice dell’incontro

di Claudio Cernesi, counsellor e formatore Kaloi

È aprile dello scorso anno, sto per iniziare un laboratorio di educazione interculturale in una quinta elementare in provincia di Ferrara.

Come sempre, mi chiedo chi ci sarà oltre quella porta. Come sempre, i bambini si chiedono chi entrerà da quella porta. La maestra mi accoglie e lascia che sia io a prendere contatto con la classe.  Non dico nulla per qualche minuto, semplicemente guardo e mi lascio guardare. È un inizio tranquillo, di occhi ed emozioni. Vedo visi curiosi, sento qualche risata, noto qualche sguardo timido e smarrito. Due bambine con la pelle un po’ scura sono vestite in modo molto colorato, mi scrutano attente. Un bambino di pelle nera tiene il mento appoggiato alle braccia incrociate sul banco. È John. I suoi occhi mi fissano intensamente. Lascio entrare in me quello sguardo, lascio entrare le domande. Domande aperte di occhi trasparenti.

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Narro la storia del mio avere casa in un villaggio africano, mostrando le immagini di quei mondi lontani da qua. La casa è stata costruita per me, per invitarmi a tornare, donata dagli abitanti del villaggio come segno e simbolo del legame che ci unisce in una amicizia profonda. Una capanna a cui penso con piacere, orgoglio, riconoscenza, affetto. La mia casa, là. Gli occhi di John mutano espressione. Giro tra i banchi per dare a tutti la mano, lui mi tende subito la sua. Ci sorridiamo, ci riconosciamo.

Termino le prime due ore e la maestra mi offre un caffè. È felicemente stupefatta. Mi dice che John è arrivato da appena due mesi e non aveva mai aperto bocca prima, rifiutandosi perfino di dire il suo nome. Aggiunge: – Oggi invece si è presentato,  ha commentato le diapositive,  è venuto da lei a offrirle un po’ della sua merenda con un sorriso grande così. Ho visto che avete parlato, cosa vi siete detti?

Le ho raccontato lo scambio semplice e naturale con John. Io ho chiesto a lui della sua famiglia, lui ha chiesto a me come mi sono trovato in Africa, cosa amo mangiare in Senegal, cosa mi piace fare.

Ho chiesto qual’è la lingua di sua madre e se poteva dirmi alcune parole, ho provato a ripeterle, abbiamo riso della mia difficoltà di pronuncia (lui mi correggeva pazientemente) e gli ho chiesto di salutarmi la sua famiglia.

Mam SiniUn incontro semplice, uno scambio semplice. Un’apertura resa possibile dal clima creato in classe, condizione perché il bambino si sentisse accettato e riconosciuto. I bambini hanno bisogno di sentirsi accolti, sia che siano di Ferrara o provengano dal Ghana. Solo così si aprono con fiducia. Per aprirsi all’altro occorre sentirsi sicuri, non temere di essere presi in giro, derisi, giudicati, svalutati, etichettati, collocati in categorie precostituite. Non è necessario essere andati in Africa per riuscire a fare questo. Ognuno di noi ha vissuto l’esperienza di doversi inserire in un ambiente nuovo, sentendosi diverso o un pesce fuor d’acqua: una festa in cui tutti si conoscono ma non si conosce nessuno, un nuovo ambiente di lavoro, il primo giorno in un villaggio vacanze ecc.  Ognuno di noi può accedere alla propria esperienza di straniero e di accoglienza. Come mi sono sentito? Come sono stato accolto? Cosa mi ha aiutato? Quali gesti? Quali parole?

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Sarebbe sufficiente rivivere la propria esperienza, riconoscerla, restituirla. Se mettiamo la nostra persona nei protocolli di accoglienza questi vivranno, palpitanti di calore umano. L’incontro avverrà. In caso contrario, i protocolli scolastici sono solo percorsi burocratici freddi, senza risultato. Tutti i bambini, tutte le persone sanno riconoscere il valore di un sorriso, di uno sguardo attento e non indagatore. Per creare una relazione collaborativa, noi adulti abbiamo bisogno dei bambini come loro di noi. Ogni bambino desidera aiutarci se ci sente vicini. Risolvere il problema dei bambini stranieri a scuola è risolvere il problema della relazione tra adulti e bambini. Da persona a persona.

Per saperne di più … www.teranga.it

E continuate a seguirci nei prossimi articoli sull’educazione interculturale…

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