Viaggio a Singapore

di Maria Cristina Toso, insegnante, counsellor professionista accreditata CNCP, formatrice Kaloi

A fine marzo ho avuto la fortuna di intraprendere un viaggio di otto giorni tra l’isola di Puket e Singapore.

L’opportunità – colta al volo – mi ha sorpresa, insieme alla meraviglia e allo stupore di aver potuto godere di un viaggio nel bel mezzo di un anno lavorativo.

Pochi ma intensi, i giorni a Singapore.

Rimango basita quando, atterrata in aeroporto, il mio sguardo si posa su giardini pensili e aiuole di orchidee. Il silenzio pervade corridoi e sale d’aspetto: neppure lo scorrere delle valigie si percepisce. Un manto di moquette su tutto il pavimento rende insonorizzato l’ambiente, mi sembra quasi di essere entrata in un paese soprannaturale.

Le persone che si prestano ai controlli minuziosi, in fila, ordinate, né un passo in più né in meno, posizionate davanti alla telecamera pronte per la foto segnaletica, in un silenzio interrotto solo dal suono improvviso dei metaldetector. Contrastanti sensazioni mi pervadono, tra sgomento e timore che da lì a poco succeda qualcosa di irreparabile.

Finalmente, all’uscita dell’aeroporto, un pullman ad aspettarci; al di là di una linea gialla disegnata a terra, cinque o sei persone fumano.

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Inizio ad accorgermi di come qui le persone rispettino limiti e regole per il benessere altrui. E questa nuova consapevolezza mi procura una sensazione di gioia: comincio ad abbassare la guardia, a poco a poco mi rendo conto della sicurezza che pervade un Paese a me sconosciuto, ma con un forte senso civico e un grande rispetto per l’ambiente e le persone che lo abitano.

Lungo le strade il verde è rigoglioso, giardini e parchi abbondano, i mezzi pubblici sono dappertutto.

Anche se difficilmente si possono trovare cestini lungo le strade, i singaporiani sono persone molto attente alla pulizia e all’ordine della propria città: c’è il divieto assoluto di gettare a terra qualsiasi tipo di rifiuto.

Torno per un momento con il pensiero alle “regole e trasgressioni definite e condivise” del percorso formativo da poco terminato con un gruppo di genitori: porre limiti e regole non è poi così male, quando permette alle persone di godere del proprio impegno.

A Singapore le leggi vengono rispettate e alcuni divieti sono diventati famosi, primo tra tutti quello di masticare (e quindi di vendere!) gomme da masticare: trasgredire  questa legge porta a multe salatissime, cosi come gettare la carta per terra, attraversare dove non ci sono le strisce pedonali e calpestare le aiuole.

Essere multati due volte per lo stesso motivo può far passare una notte in prigione, così come essere recidivi nel gettare carte per terra può portare a dover pulire per un’intera giornata le strade della città.

Forse ai nostri occhi alcune leggi sembrano esagerate, ma non è certo un caso che la città Stato di Singapore sia una delle poche ad avere un tasso di criminalità pari a zero.

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A primo impatto può sembrare una fredda, con enormi grattacieli finanziari, centri commerciali e cielo costantemente grigio, ma in realtà è una città viva, grazie ai suoi cittadini che hanno una vitalità incredibile: eleganti e sempre con il sorriso, a qualsiasi ora del giorno e della notte, quando locali, discoteche e ristoranti si animano di luci, colori, odori e allegria, il vero punto di forza della città.

Meraviglioso. Sembra quasi un film!

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Una popolazione che pensa al benessere di tutti e alla prevenzione al disagio.

Cosa mi rimane….? Un sogno.

Poter accompagnare mia figlia a vivere un domani intriso di rispetto, con altri figli e con altri genitori, condividendo regole e ponendo limiti. Se è vero che l’educazione non s’improvvisa, ma inizia da scelte responsabili e coraggiose, non basta un singolo genitore che educa.

C’è bisogno di una comunità che si coordini, che condivida e si muova per il benessere di tutti.

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