Alleanza educativa Scuola/Famiglia: è possibile?

di Manuela Zorzi, psicologa, counsellor e formatrice Kaloi

Scuola_famigliaNel corso di quest’anno ho avuto l’opportunità di conoscere più da vicino una scuola dell’infanzia (in cui ho lavorato per la prima volta da insegnante), e un bellissimo gruppo di docenti di scuola dell’infanzia e primaria grazie al progetto “Alleanza educativa tra scuola e famiglia”, che sono stata invitata a condurre.

In entrambi i casi il tema dell’alleanza educativa ha stimolato in me e nei miei colleghi numerose riflessioni, che desidero condividere con chi come me si occupa di educazione ma anche di benessere e salute della persona e della comunità.

La scuola in cui ho condotto il progetto per insegnanti e genitori di scuola dell’infanzia e primaria mi ha contattata perché ha sentito l’esigenza di migliorare la comunicazione e la relazione con le famiglie in seguito ad episodi di lamentela e sfiducia, espressi anche con aggressività verbale, ai danni di alcuni insegnanti e della direzione, che hanno profondamente amareggiato chi li ha subiti ed hanno fatto pensare ad una messa in discussione del ruolo dell’insegnante e dell’istituzione scolastica in generale.

A partire da un’esperienza emotiva connotata da sconforto e senso di impotenza, quindi, la scuola si è interrogata su come recuperare in modo positivo e proficuo una relazione con le famiglie, che in parte era compromessa, in parte tuttavia rimaneva saldamente ancorata al reciproco interesse per il bene del bambino.

Abbiamo deciso di cambiare prospettiva, di uscire dalla discussione attorno agli episodi spiacevoli, alle colpe o alle assoluzioni, ai protagonisti “buoni” e “cattivi”, e di tornare a porre al centro dell’attenzione il bambino, con i suoi bisogni e le sue necessità. L’abbiamo fatto seguendo una logica non spontanea, evidentemente, ma necessaria e intenzionale: andare oltre i singoli bisogni individuali e rammentare che il bambino, oltre alle sue esigenze prettamente soggettive, necessita di soddisfare bisogni educativi importanti:

– quello di alleanza e collaborazione tra chi si occupa della sua crescita e del suo apprendimento;

– quello di ricevere validi esempi di sana socializzazione e di vedere da più parti riconosciuto il valore del gruppo e della comunità, nonché delle regole che li reggono.

Come ottenere concretamente tutto questo?

Il lavoro per gli insegnanti è iniziato dalla consapevolezza di ciò che sentivano messo in discussione e delle emozioni collegate.

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Da lì si è ripartiti per ricostruire una solida identità valoriale ed educativa in quanto gruppo in grado di condividere e confrontarsi sull’esperienza lavorativa e allo stesso tempo di vivere quei medesimi valori all’interno del gruppo docenti, trasferendoli in atteggiamenti positivi.

Un successivo passaggio è stato utile: mettersi nell’ottica di comprendere il genitore, per ridurre la distanza e l’atteggiamento difensivo attraverso l’ascolto empatico e la comprensione di quelle apprensioni e preoccupazioni spesso giudicate esagerate e controproducenti, ma rivelatrici allo stesso tempo di un disagio tipico dei nostri tempi.

Accanto a tutto questo, è stato necessario predisporre un altrettanto solida struttura di regole e sanzioni, ispirata al modello ideato da Roberto Gilardi nel suo libro Genitori in regola e diffuso in tutta Italia dai formatori Kaloi.

Se da un lato quest’esperienza bella e feconda come formatrice in una scuola paritaria mi ha dato slancio ed entusiasmo, il lavoro di insegnante di scuola dell’infanzia all’interno della scuola pubblica mi ha messo a contatto con emergenze educative importanti, e mi ha ulteriormente sollecitato rispetto al tema dell’alleanza educativa e della necessità di un cambiamento culturale profondo.

Andare oltre la teoria per farsi modello di alleanza educativa, di dialogo costruttivo e di interesse verso l’altro.

Credo che il punto di partenza per tutte le professioni che si occupano di educazione sia quello di farsi carico della diffusione di conoscenze pedagogiche fruibili e spendibili dai genitori, finalizzate a creare consapevolezza in merito al ruolo educativo e a fornire strumenti per la conoscenza del bambino e dei suoi bisogni reali (e non di quelli presunti, nati dalla confusione valoriale culturale e sociale di oggi!)

I genitori, che oggi appaiono spesso fragili, vanno aiutati a sentirsi forti e solidi attraverso la costruzione con loro e il figlio di un rapporto basato su stima e fiducia.

images-3-copiaÈ necessario lavorare per costruire competenze educative che rendano solide le identità genitoriali, un lavoro psicopedagogico complesso ma di cui il mondo istituzionale, in primis la scuola, deve farsi carico: è necessario un impegno specifico nell’aiutare i genitori ad essere preparati a questo compito imprescindibile nel corso dei primi anni di vita dei loro figli, al fine di tradurre l’amore in pensieri e azioni educative che crescano bambini e adolescenti sicuri e autonomi.

Sono fermamente convinta che il benessere dell’individuo, sia bambino sia adulto, e della collettività di cui fa parte sia principalmente influenzato dalla qualità del legame di attaccamento instaurato con lui nel corso del primo anno di vita legame che si costituisce la “base sicura” per dirla con Bowlby per la costruzione di una personalità solida e fiduciosa, aspetto dato a tal punto per scontato da essere drammaticamente trascurato.

Come scrive Vittorino Andreoli in “Lettera ad un adolescente” il nostro comportamento è sempre ispirato dalle emozioni che proviamo. Concordo e mi associo nel dire che educare richiede amore, non solo verso il proprio figlio ma verso il bene e la felicità di ogni essere umano: solo così è possibile abbattere le resistenze di ruolo.

Creare una nuova alleanza educativa tra scuola e famiglia è un obiettivo complesso, non sono sufficienti alcune buone intuizioni; occorre una concreta traduzione nella pratica educativa quotidiana di tutte quelle azioni volte a favorire il reale sviluppo armonico dei bambini, a partire dalla conoscenza del bambino e dalla capacità di adulti e istituzioni di riconoscerne realmente la centralità.

 

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