In vacanza con i bambini. Un viaggio è un viaggio

Le vacanze si avvicinano, che meraviglia! Eppure sono già in ansia per il viaggio fino in Puglia (abitiamo in Veneto). Ho 2 figli di 4 e 7 anni, in macchina passano il tempo a litigare o a lamentarsi. Un incubo. Mi può dare qualche consiglio?

Katia

risponde Manuela Zorzi, psicologa e formatrice Kaloi

Stiamo scendendo in auto dalle colline dove viviamo, lungo strade con curve e tornanti, quando mia figlia di 7 anni  avverte la solita nausea da mal d’auto e inizia a lamentarsi. Le dico “Cerca di guardare la strada, avanti;  segui la direzione delle curve! Se continui a guardare in giro è peggio!” Giulia risponde tranquilla: “Mamma, il viaggio è un viaggio e se è un viaggio bisogna guardare fuori!”

È stato come se mi avesse letto nel pensiero e avesse saputo che, proprio in quei giorni, cercavo un titolo per parlare dei viaggi con i bambini in auto.

Sempre più spesso i genitori che acquistano un’auto nuova chiedono che si possano aggiungere lettori dvd o  monitor per far vedere film o cartoni ai bambini durante i “lunghi” viaggi, oppure partono da casa assicurandosi  di non aver dimenticato tablet, nintendo e altri dispositivi elettronici per intrattenere i più piccoli durante gli spostamenti.

L’ansia sale dopo il primo “Papà, mamma, quando arriviamo?”, due chilometri dopo la partenza. E  i genitori a chiedersi “Come affronteremo i prossimi 150/300/900…? Possibile che non si riesca a fare un viaggio tranquilli?”

Ebbene riflettiamo su questo fenomeno cercando di capire perché accade e cosa fare.

Parliamo di viaggi fatti in orario diurno, di notte il problema non si pone, se i bambini dormono.

Dal punto di vista di un bambino affrontare un viaggio significa stare seduto fermo per una quantità indefinita di tempo, significa avere una visuale limitata dallo schienale dei sedili anteriori, significa avere un ruolo passivo rispetto all’organizzazione e alle tempistiche, il tutto probabilmente condito dal nervosismo dei genitori  intenti a concentrarsi sul tragitto e sulle decisioni da prendere, piuttosto che parlare con lui. La noia è in agguato ed è decisamente un sentimento poco amato dai bambini, come dalla maggior parte degli adulti.

Dal punto di vista dei genitori al viaggio appartengono aspetti diversi,  ambivalenti: finalmente si parte per la vacanza desiderata, c’è la voglia e la curiosità di conoscere un posto nuovo o semplicemente di sperimentare svago e relax, il bisogno di staccare dal lavoro e dallo stress: una serie di aspettative positive. D’altronde è spesso presente l’ansia per il viaggio (traffico, pericoli, costi, caldo, freddo, incertezza sulla strada da percorrere, lingua straniera, fame, sete, sonno) e per l’organizzazione  (aver preso tutto il necessario, decidere le soste ecc.). Uno stato d’animo che può passare dall’euforico al preoccupato e richiede ai genitori uno sforzo di concentrazione e attenzione.  L’ultima cosa che vorrebbero  è ascoltare le lamentele o i litigi de i figli seduti sui sedili posteriori.

Come intervenire allora per rendere i viaggi in auto più positivi per tutti?

Le cose da fare, una volta tenuto conto dei bisogni fisiologici e fisici dei bambini  (muoversi, andare in bagno, mangiare, dormire) sono due e riguardano la soddisfazione di bisogni psicologici: essere ascoltati, non annoiarsi ed essere motivati per sopportare meglio fatica e frustrazione:

– Intrattenere

– Stimolare l’interesse

Sarò sempre grata a quella mamma di 4 figli (nonna di non so quanti nipoti) che, per rispondere alla mia frustrazione di qualche anno fa per non riuscire a fare 10 minuti in auto con le bimbe senza che si lamentassero, mi disse: “Io facevo il gioco delle parole matte: dovevamo dire una lettera e trovare quante più parole possibili che iniziassero o finissero per quella lettera”. Niente di più semplice, un giochino verbale! Come ho fatto a non pensarci?

Ho subito provato e ha funzionato! Non solo ha funzionato, le mie figlie hanno elaborato versioni sempre più ricche, come inventare indovinelli.  Dal momento in cui abbiamo padroneggiato questa e altre possibilità, i viaggi sono stati affrontati da tutti noi con minor ansia rispetto alla possibile noia delle bambine e, cosa ancora più sorprendente, è diventato sempre meno necessario utilizzare queste strategie.  Come se, sapendo di avere un piano di riserva, diventasse meno urgente attivarlo.

Non credo che sia possibile affrontare un viaggio, specialmente se lungo, intrattenendo costantemente i propri figli con giochi e scherzi, è importante far conoscere loro diverse strategie creative che possono anche utilizzare tra loro (se sono più di uno), al fine da spezzare la monotonia del viaggio. Possiamo considerare la musica, ascoltare e inventare fiabe, cantare, parlare di sé e vari giochi divertenti di parole. Ottimi sostituti all’effetto anestetizzante di film, cartoni e videogiochi che, oltre ad allontanare dalla relazione, allontanano dall’esperienza di quello che sta passando fuori dal finestrino.

C’è infatti un’importante funzione educativa, descritta da Roberto Gilardi nel suo libro “Ho un sogno per mio figlio” che  è quella di stimolare interesse e curiosità.

Educare richiede impegno e creatività, anche in vacanza!

Per stimolare interesse nei figli sono necessarie alcune condizioni: la prima è essere motivati a farlo, la seconda godere di una buona relazione di stima e condivisione, la terza  è quella di creare legami tra le conoscenze del bambino e la nuova esperienza, affinché non senta di vivere qualcosa che è estraneo a lui e alla sua vita. Per esempio collegare luoghi e immagini a ciò che ha fatto a scuola, oppure inserire nel programma della vacanza alcune attività accattivanti come la visita ad un parco didattico, un giro in gommone se siamo al mare, un’escursione esplorativa, in modo da armonizzare le esperienze con la curiosità del bambino.

Durante il viaggio si possono osservare le differenze tra un ambiente e l’altro, sul tipo di vegetazione, sulla fauna (come scommettere su chi vede il primo gabbiano che ci dice che siamo vicini al mare, oppure richiamare l’attenzione su come cambiano gli alberi mano a mano che ci si sale di altitudine in montagna). Naturalmente più i ragazzi sono grandi e più si possono affrontare anche argomenti  complessi legati alla storia, la geografia, l’architettura, la storia dell’arte e renderli partecipi sul motivo della scelta di quel viaggio e sui nostri interessi.

All’arrivo vi sentirete  più rilassati, più arricchiti e sicuramente sorpresi di quanto interesse riescono a mostrare i bambini quando sono coinvolti in ciò che vivono.

Buon viaggio e buone vacanze!

 

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