Ognuno può dare solo ciò che ha…

di Quirina Fornasiere, formatrice Kaloi e counsellor

img-biginformationUn giorno un uomo ricco consegnò un cesto di spazzatura ad un uomo povero, questi se ne andò con il cesto, lo svuotò, lo lavò, lo riempì di fiori, ritornò dall’uomo ricco e glielo consegnò. L’uomo ricco si stupì e gli chiese: “perché mi hai dato questi fiori se io ti ho dato spazzatura?” L’uomo povero gli rispose:  “Ogni persona dà agli altri ciò che ha…. nel cuore”!

Questa frase, letta sul web, mi ha ricondotta con la memoria a un episodio di tanti anni fa: era l’inizio del 2000 e frequentavo il 1° anno del mio percorso formativo in counselling e relazione di aiuto. Uno dei miei formatori, Roberto Gilardi, stava supervisionando una mia esercitazione: avevo condotto un colloquio, ma non ero stata efficace: non ero riuscita a gestire bene le mie emozioni e di fronte ai sentimenti impliciti ed espliciti del mio “cliente” mi ero un po’ intimorita, mi ero sentita inadeguata ed esprimevo tutto il mio rammarico per non aver condotto bene questa facilitazione!

Roberto, il mio formatore  accolse il mio disagio,  mi offrì sostegno e indicazioni concrete riguardo a questa mia difficoltà,  ma ciò che mi colpì e mi rimase stampato nella memoria fu la sua affermazione che “…in un colloquio chi sta facilitando può portare il suo cliente solo fino ai sentimenti che lui stesso ha già risolto, non più avanti……”

Ora sto ristudiando il materiale del percorso formativo che prende il nome dall’ultimo libro scritto da Roberto e si intitola “Ho un sogno per mio figlio”. Questo libro parla di educazione, affronta con ironia alcune delle contraddizioni che ogni giorno si possono vedere agite da genitori disorientati, ma da chiare indicazioni sui passi educativi che cronologicamente dovrebbero accompagnare la crescita di un figlio e i molteplici compiti che i genitori dovrebbero attuare per una relazione educativa efficace.

Mi sono domandata: “chissà se a coloro che sono genitori sono state insegnate le “life skills”?” Chissà se si possono imparare da autodidatta o se è necessario che qualcuno o la vita te le debba insegnare?  E così, un po’ per curiosità, un po’ per desiderio di approfondimento ho provato a fare un piccola ricerca….

Digitando su Google le parole “Life skills” mi si è aperto un mondo che in parte conoscevo, ma che mi ha anche riservato delle sorprese.

Mi piace, quindi, condividere un breve riassunto/elenco di quello che ho trovato e che ritengo interessante sia per generare un po’ di curiosità e di riflessione sia per stimolare un mini inventario di verifica su quelle che si sono già acquisite, quelle che sono da affinare e/o quelle che mancano.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) con un documento del 1994 sta incoraggiando l’insegnamento delle competenze di vita o life skills, considerati elementi essenziali per la crescita di tutti i bambini e adolescenti, poiché sembra che molti giovani non siano più sufficientemente equipaggiati per sostenere le crescenti richieste e lo stress che si trovano a dover affrontare.

Il termine “Life Skills” si riferisce ad una molteplicità di abilità cognitive, emotive e relazionali che permettono alle persone di essere competenti sia come singoli che come membri della società.

Sebbene queste abilità siano date spesso per scontate, sembra che, a seguito dei cambiamenti culturali e nello stile di vita, alcuni dei dispositivi tradizionali delegati alla loro trasmissione (famiglia, valori sociali e culturali) non siano più adeguati e quindi si ritiene opportuno introdurne l’insegnamento a tutti i livelli scolastici.

Queste abilità e capacità  producono comportamenti positivi e di adattamento che rendono l’individuo capace di affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita quotidiana e si possono anche differenziare in base alla cultura e al contesto.

Il nucleo fondamentale delle Life Skills identificato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è costituito da 10 competenze che possono essere raggruppate secondo 3 aree:

– Area emotiva:

1) Autoconsapevolezza: la conoscenza di sé, del proprio carattere, delle proprie forze e debolezze, dei propri desideri e delle proprie insofferenze.

2) Gestione delle emozioni: significa riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri; essere consapevoli di quanto le emozioni influenzano il comportamento e avere la capacità di gestirle in maniera appropriata.

3) Gestione dello stress: consiste nel riconoscere e controllare le cause di tensione e di stress nella vita quotidiana e nel trovare delle strategie per affrontarle.

– Area cognitiva

4) Problem solving (risolvere i problemi): è la  capacità di risolvere i problemi affrontandoli in modo      costruttivo.

5) Decision making (prendere decisioni): competenza che aiuta ad affrontare in maniera costruttiva le decisioni nelle diverse situazione e contesti di vita, valutando le diverse opzioni e le conseguenze delle differenti scelte possibili.

6) Senso critico, ovvero la capacità di decidere consapevolmente, “con la propria testa”, analizzando informazioni ed esperienze, valutandone  vantaggi e svantaggi.

7) Creatività, è la capacità che permette di esplorare nuovi percorsi e nuove combianazioni, che aiuta a guardare oltre le esperienze dirette e a trovare nuove soluzioni.

–  Area relazionale

8) Empatia: é la capacità di “mettersi nei panni degli altri”, anche in situazioni che non ci sono familiari e permette di migliorare le relazioni sia interpersonali che sociali.

9) Comunicazione efficace: è la capacità di esprimere, sul piano verbale e non verbale, in modo efficace e congruo alla cultura e alla situazione,  le proprie opinioni, desideri, bisogni e sentimenti; di essere in grado, in caso di necessità, di chiedere consiglio e aiuto e di saper ascoltare l’altro.

10) Relazioni efficaci: la capacità di mettersi in relazione e interagire con gli altri in modo costruttivo, creare e mantenere relazioni significative. Questa capacità si può esprimere sia nelle relazioni con i propri familiari che di altre persone significative.

Leggendo questo elenco ho potuto constatare che il mio personale inventario ha dato un esito abbastanza soddisfacente anche se ci sono ancora diversi aspetti da perfezionare;  ho potuto anche riflettere su come queste competenze siano strettamente collegate le une alle altre e come la loro padronanza possa contribuire alla propria percezione di autoefficacia, all’autostima e alla fiducia in se stessi e, quindi, possono avere un ruolo importante nella promozione del benessere personale e sociale.

Ho notato che la maggior parte dei programmi educativi sulle life skills sono rivolti a bambini e ragazzi, poiché sembra che i migliori esiti preventivi di modelli comportamentali negativi si ottengono con un’educazione precoce, mentre sono relativamente pochi i programmi formativi per adulti.

Ho un sogno per mio figlio” è una di queste proposte formative rivolte agli adulti: c’è un libro da leggere che fa sorridere e che fa pensare; ci sono degli incontri di formazione in cui i genitori con un po’ di autoironia, ma anche con impegno possono imparare,  giocare, riflettere, sorridere e scambiarsi esperienze per dare ai loro figli quello che hanno …. con il cuore!

 

 

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